Mescolare la candeggina con altri prodotti
31 Agosto 2019E’ LA SOMMA CHE FA IL TOTALE
12 Settembre 2019Quando mia figlia era alle elementari, molti anni fa, mi chiedeva:
“Papà tu che lavoro fai?”
“I papà dei miei compagni fanno il dottore, il dentista, l’operaio, l’architetto, il panettiere e tu?”
Non sono mai riuscito a spiegarlo, in parole semplici, se non dicendo “ faccio in modo che le persone non si facciano male o si ammalino”
Non le era chiaro, una bimba di 6-7 anni.
Ieri 07 settembre 2019 ho assistito, come spettatore, ad una festa Italo-americana ad Aviano.
Questa festa è stata organizzata dall’associazione Comandanti Onorari della base aerea di Aviano.
Molto bene organizzata, dedicata a tante categorie di persone, di tutte le età, con tante attrazioni.
È stata certamente emozionante la fase cerimoniale.
Vedere le bandiere nazionali essere issate, accompagnate dagli inni, genera sensazioni particolari.
Amo il mio lavoro, perché è uno di quelli silenziosi.
Il mio lavoro è di quelli che, quando tutto va bene, nessuno capisce che cosa fai o hai fatto o, peggio, alcuni si chiedono a cosa servi.
Ho voluto verificare se tutto ciò che avevo immaginato era corretto o c’era qualcosa da migliorare.
Amo il mio lavoro perché, se fatto bene, nessuno sa che esisti.
Mi chiedono spesso, ancora oggi dopo 25 anni:
“Ma che lavoro fai?”
In effetti mi rendo conto che non sia sempre chiaro il mio lavoro e, a volte, è visto come una grande rottura di scatole.
Molti invece lo apprezzano, ma preferisco oggi parlare di quelli che semplificano.
“Mi occupo di prevenzione, sicurezza, igiene, ambiente, formazione del personale, gestione delle emergenze”
“Ahhh quelli che ti danno le scarpe e la mascherina e si inventano le regole?”
“Si anche, ma non solo.”
“Ho capito… carte insomma” e si conclude così la chiacchierata.
In realtà le carte sono l’ultimo tassello di un mosaico molto più complesso.
Amo il mio lavoro perché ti obbliga a studiare, ascoltare, osservare.
Ti obbliga ad usare la fantasia, ad immaginare gli scenari più complessi, per poi realizzare dei percorsi organizzativi ed operativi semplici ed alla portata di tutti.
Più sei bravo, più hai esperienza, più ascolti le persone, più le osservi come si comportano, sia le persone sia le organizzazioni, meno traumi crei al loro equilibrio, modificando i comportamenti sbagliati, meglio hai fatto il tuo lavoro.
Più fai in modo che questi cambiamenti arrivino da loro stessi, e ne diventino loro proprietà e paternità, meno fatica fai a combattere le resistenze al cambiamento e, alla fine, si chiedono: “ma lui cos’ha fatto se ho fatto tutto io?”
Amo il mio lavoro perché tutti si devono continuare a chiedere:
“Ma tu che lavoro fai? Sei quello delle scarpe e i guanti? Quello delle carte?”
Alcuni apprezzano ed altri semplificano.
Si, sono quello che ti fa dare per scontato che se torni tutte le sere a casa dalla tua famiglia, o se partecipi ad una festa-manifestazione e tutti si sono concentrati sulla musica, il divertimento o il mangiare, il mio lavoro è stato fatto bene, e continuerai a non capire bene che lavoro faccio.
Sono certo di parlare anche a nome dei miei colleghi/soci.
Ieri è stata una bella festa e gli organizzatori sono stati davvero molto bravi.
Ermanno Bon