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18 Aprile 2019EVOLUTION 5 la nostra applicazione
20 Aprile 2019Questo articolo merita una riflessione.
Chissà se nell’uovo quest’anno c’è una sorpresa positiva per le imprese.
Quanti sacrifici deve fare un’azienda per poter vivere/sopravvivere?
Quanti rischi, ansie, preoccupazioni deve correre per poter andare avanti?
Quanta burocrazia e balzelli deve subire, con continui e costanti aggiornamenti, e deve seguire per non incorrere in sanzioni o, peggio, sospensioni/interdizioni dell’attività?
Accantonare una voce di bilancio per gestire in modo sistemico sicurezza e ambiente lo possiamo invece considerare un investimento?
Direi che lo dobbiamo considerare come tale in quanto spazia fra infrastrutture, attrezzature, risorse umane ed impatti sociali.
Su queste voci sarebbe opportuno dare sostegno alle imprese sia economico sia culturale al fine di poter concentrare al meglio le proprie energie sul loro sviluppo e crescita.
Non è opportuno nè lungimirante proseguire su una strada che da risultati così tristi, che spengono la libera iniziativa e l’entusiasmo di creare lavoro con un impatto sociale così importante.
“Nelle Marche di solito arrivano ad età di liceo.
Nel Lazio, invece, si fermano alla prima media.
In Italia hanno una vita media di 12 primavere e sono quelle meno giovani a garantire la fetta più importante dell’occupazione.
E’ la fotografia delle imprese italiane scattata da Unioncamere sulla base dei dati del Registro delle imprese, presentata nel corso dell’Assemblea dei Presidenti delle Camere di commercio italiane.
Dal lato dei settori produttivi, quanto a longevità l’agricoltura batte tutti: 16 anni tondi la durata delle imprese che operano in questo comparto, qualcosa in più della pur longeva industria in senso stretto (15,7 anni).
Più breve l’aspettativa di vita delle aziende di costruzioni (12,5 anni) e, soprattutto, di quelle dei servizi (11,8), al cui interno “pesa” la minor durata media delle attività turistiche (9,2 anni).
A fine 2018, quasi 6 imprese su 10 risultano costituite prima del 2009.
Questo universo di aziende longeve concentra il 70,2% degli addetti del settore privato.
Poco più del 18% delle imprese oggi esistenti è nato invece tra il 2009 e il 2013 e raccoglie il 14,3% degli addetti.
Circa una impresa su 4, infine, è stata costituita negli ultimi 5 anni e ha una quota di addetti pari al 15,4%.
“Il lavoro lo crea l’impresa, per questo va supportata”, spiega il Presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli .
“Vanno sostenuti gli investimenti, vanno rimossi i tanti ostacoli che frenano lo sviluppo e a volte impediscono persino la sopravvivenza di una impresa.
Penso, ad esempio, – aggiunge il Presidente di Unioncamere – all’eccesso di burocrazia e a un sistema di regole spesso inadeguato, alla farraginosità del mercato del lavoro, alla carenza di infrastrutture, materiali e immateriali”.
Su tutti questi temi, prosegue Sangalli, “le Camere di commercio possono fare molto.
Sono le amministrazioni delle imprese e per le imprese, quelle che possono far muovere davvero gli ingranaggi sui temi della digitalizzazione, dell’orientamento al lavoro, del turismo e molto altro ancora.
Perché conosciamo a fondo le imprese e le esigenze degli imprenditori e abbiamo le competenze per supportarli”.
Fonte: L’Economia corriere.it